Lampedusa è sicuramente un’isola che ha fatto parlare di se e che oggi è ancora esclusivamente bella con il suo mare eccezionalmente pulito, ma ben pochi conoscono la sua storia.
Benché siano state trovate tracce della presenza umana fin dal VI millennio AC non si registrano stabili insediamenti a Lampedusa, la più grande delle Isole Pelagie (le altre sono Linosa, Lampione, l’isola dei Conigli, praticamente attaccata a Lampedusa, e lo scoglio del Sacramento), fino all’arrivo dei Fenici nel X secolo AC seguiti successivamente da Greci e Cartaginesi. Questi ultimi costituirono una stabile popolazione residente come prova il ritrovamento di numerose sepolture e monete, probabilmente coniate in loco. I Romani ne fecero una testa di ponte per sconfiggere i Cartaginesi e conquistare l’Africa settentrionale ma, anche, un importante stabilimento per la pesca e la lavorazione del pesce e del loro prelibato garum, una salsa a base di pesce.
Gli Arabi sostituirono i Romani nel dominio del Mediterraneo e fecero di Lampedusa un fiorente approdo commerciale per i traffici con le coste africane e, quando furono cacciati dalla Sicilia con l’arrivo dei Normanni, una base per le loro scorribande verso le coste italiane, determinando tuttavia lo spopolamento dell’isola.
A metà del 600 si cominciò a pensare al ripopolamento dell’arcipelago quando la famiglia Tomasi (cui appartenne Giuseppe, autore de Il Gattopardo) fu insignita dalla Corona Spagnola del titolo di Principi di Lampedusa e Linosa.
Si stabilirono dapprima coloni francesi e successivamente anche maltesi (supportati dai Cavalieri di Malta) ed inglesi; finanche i russi ne tentarono l’acquisto, tutti attirati, per conto dei loro paesi, dalla strategica posizione di quelle isole al centro del Mediterraneo e a metà strada tra la Sicilia e l’Africa.
Nonostante le mire britanniche, Lampedusa e le altre isole Pelagie restarono in mano alla Corona delle Due Sicilie (alla quale furono definitivamente cedute dai Principi Tomasi) e, a partire dal 1843, si cominciò a ripopolare con coloni provenienti da Pantelleria.
A seguito della Spedizione dei Mille il Regno delle Due Sicilie fu annesso al Regno d’Italia, e anche Lampedusa ne divenne parte ed è tutt’ora l’estremo lembo meridionale del territorio della Repubblica Italiana. Per lungo periodo l’azione svolta dai governi italiani fu limitata all’istituzione di una colonia penale. Ciò fino a quando, in tempi recenti, divenne una base militare della NATO e una meta turistica. Oggi è anche un approdo per la migrazione proveniente dal nord Africa.
L’etimologia del nome è estremamente controversa e sembrerebbe derivare dal nome greco (λεπάδες lepades) di una specie ittica raffigurata su alcune antiche monete locali o, piuttosto, dal nome greco (λεπάς lepas) delle ostriche presenti in abbondanza nei fondali o, anche, in relazione al panorama roccioso. Ipotesi moderne, invece, la associano ai lampi visibili nelle notti di tempesta, attirati dall’unica terra presente in quell’ampio braccio di mare.
Lampedusa e Lampione hanno avuto origine dal sollevamento susseguente allo scontro della placca africana con quella siciliana e, pertanto, sono da considerare come geograficamente appartenenti al continente africano. Linosa, che invece è di origine vulcanica, appartiene alla piattaforma siciliana.
In dialetto siciliano si chiama Lampidusa ma ormai l’isola è nota anche come la “Porta d’Europa” visto il ruolo svolto nell’accoglienza dei migranti.
La cucina è quella tradizionale siciliana ma, a causa dell’isolamento rispetto all’isola madre, risente degli influssi delle popolazioni che nei secoli sono passate in quel mare e dell’adattamento ai prodotti locali.
L’elemento principe della gastronomia lampedusana è sicuramente il pesce. Così, accanto ai frutti di mare e alle grigliate di pesce, si trova il cous-cous di verdure e pesce, la pasta con le triglie, utilizzate al posto delle sarde qui poco reperibili, la bottarga di ricciola anziché di tonno, le lenticchie di Linosa che non necessitano di essere messe a bagno, gli sparaceddi, simili ai broccoli o alle cime di rapa, i capperi, molto diffusi anche su queste isole, la menta, il finocchietto selvatico, usato per aromatizzare i piatti tradizionali e come base per un profumato liquore tipico, ottimo digestivo naturale.
I dolci come cannoli, cassate, gelati e granite sono quelli della tradizione siciliana.
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